Siamo due

 “L’inconscio deve fluire liberamente, attingendo, se necessario, ai tesori della memoria, alle emozioni, agli episodi, alle scene, a tutti i tratti del carattere e a tutte le intuizioni che ha raccolto. La componente conscia della mente deve controllare, associare e selezionare quei materiali senza, però, ostacolare il fluire dell’inconscio perché è da quest’ultimo che provengono personaggi tipici, scene tipiche, reazioni emotive tipiche.”*
Ecco il perché del titolo della rubrica, Siamo due. Ognuno di noi, e quindi anche chi scrive, è parte conscia e parte incoscia.
Spesso pensiamo, o meglio vogliamo illuderci, di avere sotto controllo le nostre emozioni e le nostre reazioni, scordandoci invece che l’inconscio sta sempre lì e che è lui, soprattutto, a dirigere i nostri passi.
O, peggio ancora, pensiamo di poter imbrigliare il flusso dell’inconscio non rendendoci conto che:
1. È impossibile;
2. È deleterio;
3. Se scrivi è proprio uno sfracelo, per le ragioni che elenca la Brande.
Attenzione, anche, alla differenza fra imbrigliare e controllare, perché sono processi diversi. Il controllare di cui parla la Brande è il prodotto di una collaborazione fra conscio e inconscio, mentre l’imbrigliare è soltanto un atto di potere, in quanto tale sterile.
* Dorothea Brande, Diventare scrittori, Sperling&Kupfer, Milano, 2008


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