Mi sono fatta domande

Mi sono fatta domande, in queste settimane di isolamento. Su quel che è la mia vita e  su quel che potrebbe essere, sulle relazioni di cui sono parte, su cosa volere e aspettarmi quando tornerò lì fuori. Come tornerò lì fuori, e come sarà il mio lavoro.

Domande che, non fossi stata costretta a stare chiusa dentro casa, non mi sarei posta.

Ho trovato risposte. Semplici. Concrete. Conosco le mie priorità, adesso. Non mi muovo più in un accumularsi di sogni e progetti, di “mi piacerebbe” e “chissà come sarebbe se…”, come se la vita non avesse una scadenza e le giornate, tutte, in casa o lì fuori, non durassero sempre comunque ventiquattr’ore.

Non ho limitato i sogni, quelli ci sono ancora. Però ne ho fatto una graduatoria, e li ho messi tutti insieme in una scatola, da aprire al momento opportuno. I sogni vanno custoditi, e sognati, senza necessariamente mostrarli o tenerli in bella vista.

I progetti invece sono a portata di mano. Ecco, una differenza fra prima e adesso è anche questa: alcuni sogni si sono rafforzati, altri sono diventati progetti. Perché se non ci credo io nel volerli davvero vivere, chi mai potrà farlo?

Allora, avanti coi progetti. Alcuni posso raccontarveli, altri è bene stiano preservati, come un feto nel grembo materno. Scrittura Riparativa, ad esempio. È già più che un progetto. È nata, esiste, e c’è chi già l’ha incontrata e ne ha beneficiato. Però sto ripensando pure quella. Sì perché non basta che le cose o le imprese esistano, vanno riviste e ripensate e rese adatte e capaci di esplicarsi al meglio. Io sono cambiata, voi siete cambiati. Ancora non sappiamo come, non abbiamo certezza di quel che siamo diventati, però non siamo più quelli che eravamo in febbraio. Se non fosse che i temi esistenziali sono rimasti quelli. Ed è sui temi esistenziali che Scrittura Riparativa si concentrerà ancora di più, sui modi per farli emergere, sulla possibilità di affrontarli, ognuno per sé, coi suoi tempi e il suo percorso. Ci concentreremo su chi siamo, non tanto sul come siamo diventati ciò che siamo, ma sul fatto che siamo.

Lavoreremo ancora sul passato, quel “passato, ovvero il proprio ricordo del passato, che è importante nella misura in cui è parte dell’esistenza corrente di un individuo e ha contribuito al modo corrente in cui quest’individuo affronta le proprie preoccupazioni ultime”. Scrittura esistenziale, quindi, scrittura che tiene conto del passato e del futuro che diventa presente. Lì dove noi siamo, nel modo in cui siamo.

È così che si declinerà Scrittura Riparativa nei prossimi workshop, a partire da ottobre, da quando potremo (spero) di nuovo sederci insieme intorno a un tavolo. Ci incontreremo, ancora, e troveremo i nostri occhi in quelli dell’altro, e faremo tempo comune prendendoci cura di noi e di chi ci siede accanto.

Mi sono fatta domande, nel tempo dell’isolamento. Ho trovato risposte. Questa è una.

 

 

 

 

 



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