Scrivere e raccontare di te…

La domenica è il giorno in cui, ormai da diverse settimane, il post su questa pagina è dedicato alla mia storia. Ho pubblicato pagine del mio memoir, forse continuerò a pubblicarne o forse no, devo ancora decidere. Quel che so è che scrivere di me, nel mio personale percorso, è stato fondamentale. E anche raccontare di me, lo trovo importante.

La scrittura del mio memoir è qualcosa che ho fatto nel segreto. Nessuno, o forse pochissimi intimi, sapevano che stessi scrivendo. Certamente nessuno ha mai letto niente intanto che scrivevo.

Scrivere, che sia un romanzo o pagine della propria vita, è come portare in grembo una creatura: non la puoi partorire se non è compiuta, non sarebbe una nascita, non sarebbe una vita che fiorisce ma una vita che non riuscirà a essere vita.

Se stai scrivendo qualcosa cui tieni veramente, non ne parlare. E non far leggere a nessuno, a meno che tu non stia scrivendo accompagnato da qualcuno che tiene alla tua scrittura quanto te.

Non avevo detto a nessuno che lo stessi scrivendo, o comunque nessuno ne aveva mai letto pagine. Fino a che quel memoir non è stato qualcosa di compiuto.

Che il mio memoir fosse qualcosa di compiuto ha due significati ben precisi:

  • che aveva ottenuto l’effetto che volevo quando avevo iniziato a scriverlo, ovvero guarire il mio passato. Sul momento non ero certa che fosse avvenuto, avevo tirato fuori tutto il dolore che avevo tenuto dentro per tutta la vita, avevo confessato a me stessa verità che fino allora mi ero tenute nascoste, e già quello è stato un traguardo notevole. Che fossi guarita non lo sapevo ancora, di certo ero molto cambiata. La prova che avessi risolto il mio passato è arrivata qualche anno dopo, l’estate che è appena trascorsa, e l’evoluzione che mi ha portata alla mia nuova vita è nata da quelle pagine sofferte.
  • che fosse uno scritto che avesse le caratteristiche necessarie a poter essere letto da un pubblico.

Per avvicinarmi a entrambi i risultati ho impiegato un paio di anni e 7 riscritture. Scrivere è riscrivere, ha scritto qualcuno, ed è vero. Perché quel che in una prima stesura è buttato lì di getto va poi riscritto e rilavorato. Perché le parole devono essere quelle giuste, le frasi avere quel ritmo lì, il detto deve esserci ma non prevaricare il non detto. Se scrivi per farti leggere, devi lasciare che il tuo lettore trovi pezzi di sé in quanto hai scritto.

Anche scrivere per guarire è riscrivere, perché ad ogni rilettura e poi riscrittura le emozioni cambiano, lo strato di rabbia e dolore man mano viene ripulito e si vanno a recuperare le emozioni più vere, nascoste sotto rabbia e dolore. È un continuo chiedersi e rispondersi, un continuo scendere nella propria intimità. Dove soltanto tu che hai vissuto ciò che scrivi puoi scendere.