Come stai con la tua rabbia?

La rabbia si sostituisce alla tua volontà

La rabbia è un’emozione che puoi dominare

La domanda che ti farei oggi, oltre a E tu come stai?, è: come stai con la tua rabbia?

Sto leggendo parecchio sulle emozioni in questi giorni, leggo di tutto, e ieri mi è capitato in mano un albo illustrato, di quelli che i genitori leggono (o dovrebbero leggere) ai bambini. Questo albo[1] è, nella sua necessaria semplicità, un compendio su cosa sia la rabbia e su come non ci appartenga, sul fatto che la rabbia è un’emozione che viviamo e che si sostituisce, se non sappiamo gestirla, alla nostra volontà

Ti racconto brevemente l’albo. 

Si apre con il bambino protagonista che cammina per casa dopo aver passato una bruttissima giornata. Al suo malumore si aggiunge l’intimazione del papà di togliersi le scarpe, e Roberto, il bambino, le toglie lanciandole in aria con stizza. Per cena, povero lui, trova spinaci, e preferisce non mangiare. Il padre lo spedisce in camera sua e gli intima di rimanere lì finché non gli sarà dato il permesso di uscirne. Roberto va in camera, si appoggia con le spalle alla porta chiusa e lì, poco per volta “sente una Cosa orribile che sale”. Il disegno che accompagna questa didascalia mostra il bambino con l’espressione arrabbiata e sempre più rosso in faccia, ma proprio rosso, fino a che quella Cosa rossa, accompagnata da una specie di ruggito, esce dalla bocca del bambino.

E’ una sorta di palla di pelo rosso fuoco che somiglia un po’ a un gorilla, e qui ci sono da notare due cose, che fanno grande questo albo: la Cosa è talmente grande che riempie ben due pagine dell’albo (fino adesso tutti i disegni impegnavano pagine singole), ma soprattutto che l’autrice dà forma e colore e soprattutto un nome a quel che sente il bambino, chiamandolo Cosa. E’ chiarissimo quel che l’autrice vuole dire qui al bambino: non sei tu il problema, è quel che senti dentro, e che puoi mettere fuori. Che ancora non identifichi come rabbia, ma che ben conosci perché è un’emozione che già provi. 

La Cosa chiede al bambino cosa vuole che faccia, e Roberto dà alla Cosa, sebbene un po’ esitante, il permesso di fare tutto ciò che vuole. Attenzione: la Cosa chiede, Roberto dà il permesso. Come a dire: se vuoi, puoi frenare la rabbia, dipende da te. La Cosa inizia il suo lavoro: mette sottosopra il letto, fa volare via coperta e cuscini, lancia in aria il comodino, rompe la lampada, prende di mira gli scaffali e lancia in aria tutti i libri. Roberto la guarda con un’espressione sempre più sorpresa, non si aspettava tutta quella violenza e quel putiferio. 

Infine, la Cosa inizia ad aggredire i giocattoli di Roberto. Anche qui attenzione: che la Cosa distrugga oggetti presenti in camera, che crei scompiglio fra le sue cose quotidiane, Roberto si stupisce ma si dispiace fino a un certo punto. Nel momento però in cui la Cosa inizia ad attaccare oggetti che a Roberto sono cari, ecco che il bambino si ribella, e difende i uoi giocattoli iniziando a ridimensionae la Cosa, che diventa poco per volta sempre più piccola. 

Roberto riesce a fare in modo che la Cosa si riduca fino a diventare poco più che una pallottola di pelo; il bambino la chiude in una scatola, se ne libera. 

Roberto ha vinto la sua rabbia. Ha provato quanto può essere distruttiva, e quanto dolore può esserci se attacca ciò cui lui tiene davvero, e ha imparato a ridimensionarla.

Ieri, sfogliando le pagine di questo albo, ho rivisto nella semplice potenza di quei disegni tutta quella che è stata la mia rabbia, quella che per anni ho rifiutato di riconoscere e cui ho permesso di crescermi dentro e di distruggere oggetti, ma soprattutto relazioni, cui pur tenevo. 

E’ soltanto un albo illustrato, ma mi ha permesso di comprendere il percorso che negli anni ho fatto per riconoscere la mia Cosa, darle un nome, imparare a renderla inoffensiva. Così come negli anni ho imparato a dare ascolto alle mie emozioni prima che diventassero rabbia, perché la rabbia è qualcosa di secondario che nasconde dentro sé emozioni molto più profonde e private di quelle che possiamo e vogliamo lasciare apparire.

E tu? Come stai tu con la tua rabbia? Quanto ancora le permetti di distruggere ciò cui tieni, e quanto invece riesci a evitare che cresca e si impadronisca di te e delle tue giornate?

Francesca Di Gangi
f.digangi@tiscali.it

Mi chiamo Francesca Di Gangi, ho poco più di cinquant’anni e sono sociologa, formatrice e counselor relazionale di formazione rogersiana. Sono anche laureata in Psicologia, e sono l’autrice del metodo Scrittura Riparativa® Da quasi trent’anni affianco le persone che hanno voglia di stare bene con se stesse e nelle relazioni, e le accompagno nell’affrontare le proprie emozioni. Principi imprescindibili del mio lavoro – e del mio modo di essere – sono l’empatia, il rispetto incondizionato, l’accoglienza, l’attenzione all’altro, l’ascolto, condensati adesso nel metodo della Scrittura Riparativa e terapeutica.