Riflettendo su fabula e intreccio

Rifletto su fabula e intreccio, in questi giorni, ed è anche riflettere su quel che succede nella mia vita e intorno a me. Faccio però un passo indietro. La fabula, nella teoria della narrativa, è la successione cronologica degli eventi di una storia, mentre l’intreccio è l’ordine arbitrario in cui il narratore presenta quegli eventi. Semplice.

Facciamo però un esperimento: trasliamo questi concetti e applichiamoli alla nostra vita. Potremmo accorgerci che pensiamo di vivere dentro una fabula, che la nostra vita sia una storia bene ordinata e scandita dal tempo che viviamo. Giusto, se si dà credito al calendario e allo scorrere delle ore. Ma poi, se andiamo a vedere quel che realmente avviene nelle nostre giornate, è un continuo entrare a gamba tesa nella medias res delle vite altrui.

Così come gli altri entrano nella nostra vita, ci si accomodano, la sospingono da qualche parte, agiscono e ci costringono a una reazione. O agiamo noi, e costringiamo l’altro di turno a reagire alla nostra azione. Adesso è un po’ meno semplice, anzi potrebbe sembrare tutto un grande caos, altro che la linearità della fabula. Sembra tutto un tramestio di azioni e voci e emozioni e sensazioni di cui, a volte, non riusciamo a venire a capo.

A questo punto un dubbio potrebbe anche coglierci: abbiamo preso conto di tutto? O manca forse qualcosa? Azioni, reazioni, voci, emozioni… e le motivazioni? Ecco, cosa mancava in questo quadro che mi ricorda il grido cupo del Guernica: mancavano le motivazioni. Ogni azione è necessario abbia la sua, così come ogni reazione. Così dice la teoria, quella stessa che distingue fra fabula e intreccio. Giusto. Ma a quale motivazione devo prestare attenzione?

Ecco, qui ho la sensazione che tutti noi facciamo, nelle nostre giornate piene di impegni e azioni e reazioni, un errore: valutiamo e indaghiamo energicamente le motivazioni altrui, le passiamo sotto la lente di ingrandimento, le processiamo, ne pretendiamo comprendere fondamento ed esito. Delle motivazioni altrui, verso le quali teniamo il dito sempre ben puntato.

E le nostre motivazioni? Un dubbio, uno solo, vorrei facessimo sorgere, nel silenzio delle nostre segrete stanze: non potrebbe essere che quelle motivazioni sulle quali fondiamo le nostre azioni manchino a volte di riflessione e fondamento? Che più che vere motivazioni siano piatte repliche conformate all’agire dei più? Che sia molto più semplice schierarsi e borbottare, anziché alzarsi in pubblico e prendere parola?

E’ un dubbio che mi viene. E che non mi fa venire a capo, a volte, del perché fabula e intreccio non abbiano la stessa linearità. Non è soltanto questione di posizionamento degli eventi. È questione di motivazione.



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