Nel buio freddo della notte

Ero sola, nonostante adesso avessi amici. Continuavo a sentire intorno a me soltanto freddo e buio. Ero come chi, caduto dalla nave, da solo in mezzo alle onde resiste e tenta di rimanere a galla mentre la navigazione prosegue indifferente e si sente ancora l’eco di rumori e voci nel buio freddo della notte. Pensavo non vi foste accorti che io, lì, in alto mare in mezzo alle onde, annaspavo tentando di tenermi a galla. Pensavo che non vedeste che mi sarebbe bastata una cima cui aggrapparmi, che io ero lì comunque a tendere la mano nel buio, a gridare aiuto.

Invece no. Lo sapevate che annaspavo al buio, sentivate i miei richiami, ed era proprio ciò che doveva essere. Ero viva, ce l’avrei fatta a sopravvivere, e per quella sopravvivenza sarei comunque dovuta tornare da voi, voi che avevate cibo e acqua e vestiti asciutti. Questo pensavate, era questo che aspettavate. Era ciò che avevate sempre fatto. Tu avevi imparato a essere distante, a nascondere anche a te stessa il tuo cuore di madre. Tuo marito non avrebbe saputo essere diverso da ciò che era.

Fu una volta di troppo. Non gridai più nel buio, non tornai a chiedere cibo e acqua, non chiesi di discutere. Non mi sottomisi. Mi lasciai andare alle onde. Vi sfidai nel vostro essere genitori. Un’antica leggenda afferma che i genitori darebbero la loro vita per quella dei figli. Volevo vedere se quella leggenda potesse valere anche per voi. Non trovai mai risposta. Non foste voi a salvarmi.