Il cigno che già sei

“Tutte noi abbiamo nostalgia di quella che sentiamo essere la nostra natura selvaggia. è questa nostalgia che ci induce a resistere, ad andare avanti, sorrette dalla speranza. Il brutto anatroccolo è scosso da un desiderio ardente e intelligente quando vede i cigni che volano alti, e la memoria di quella visione lo sostiene”. Così Clarissa Pinkola Estés tratta della nostalgia nel suo Donne che corrono coi lupi. Io ne approfitto per parlare di me, e di te.

 

Il brutto anatroccolo guarda i cigni in volo, non sa di essere cigno ma sente di appartenere a quel volo. Non ne è consapevole, non conosce ancora la sua natura, non si permetterebbe nemmeno di pensare di poter essere un cigno. Eppure sente nostalgia di quel volo. Sente il desiderio inappagato di ritornare lì dove è nato, anche se non sa di essere nato lì.

 

Ritornare dove? Verso chi? Cosa c’è in quel volo che vediamo da lontano ma sentiamo ci appartiene, e vorremmo recuperare? Cosa non abbiamo mai conosciuto? Cosa ci sfugge? Cosa abbiamo smarrito? La scrittura incarna ed esprime il nostro desiderio inappagato, e anche sconosciuto, di ritornare. Cosa può spingere a scrivere se non il desiderio inappagato di tornare in un tempo, un luogo, una storia già vissuti o soltanto immaginati? Di essere una voce, un’anima, l’essenza stessa della nostra vita? Cosa è scrivere se non volere dare voce alla nostalgia che abbiamo di noi stesse?

 

Ecco, questo è l’augurio che faccio a te che segui la mia pagina: ti auguro di vedere i cigni che volano in alto e di essere scossa da un desiderio ardente e intelligente di appartenere a quello stormo, e di scommettere la vita per diventare finalmente cigno.

 

Il cigno che già sei, anche se non lo sai.