Come scrivere dialoghi efficaci

Scrivere dialoghi efficaci è uno dei passaggi più delicati nella scrittura, perché dalle battute di un discorso diretto il lettore può capire molto sul carattere dei personaggi e anche sull’andamento della storia.

Scrivere un buon dialogo non è facile, perché da una parte bisogna cercare di rendere con la parola scritta il flusso veloce del parlato, dall’altra è necessario costruire frasi complete che abbiano un senso, quando invece la comunicazione orale spesso prescinde dalla sintassi.

Cerchiamo dunque di capire insieme quali sono gli obiettivi che uno scrittore dovrebbe prefiggersi nella scrittura di sequenze dialogiche, quali sono i principali errori che può commettere e come evitarli.

Prima di tutto un dialogo può dirsi efficace quando al suo interno si sentono solo le voci dei personaggi coinvolti nella scena e non quella dell’autore.

Un dialogo, infatti, è come una scena teatrale o una scena di un film in cui vedi due o più personaggi parlare tra loro: ascolti le loro battute, osservi i loro comportamenti e le loro espressioni e così ti cali dentro la scena completamente, la prendi per vera e ti dimentichi che le battute sono state scritte da un drammaturgo o da uno sceneggiatore e che i movimenti e i gesti sono stati concordati con un regista.

Questo è quello che dovrebbe succedere anche in ciò che hai scritto. Mentre legge i dialoghi il lettore deve vedere nella sua testa la scena vera e propria, deve immaginare le facce, gli sguardi, ma di certo non deve vedere la tua testa spuntare da dietro i personaggi!

Facciamo adesso una piccola carrellata di regole generali (e di buon senso) da tenere in grande considerazione quando si decide di scrivere un dialogo.

In linea di massima, un buon dialogo è un dialogo in cui accade qualcosa. Quando si narra, si stanno a tutti gli effetti raccontando dei fatti, cioè una concatenazione di cause ed effetti. Il dialogo è un fatto, ma di tipo diverso: è un fatto complesso, che si sta svolgendo lì, sotto gli occhi del lettore. In un dialogo, quindi, non basta che due individui parlino scambiandosi informazioni. Ciò che serve davvero, è che questi due “parlanti” agiscano. Vi sarà pur capitato di chiacchierare con qualcuno, no? Ebbene, durante i vostri, seppur sterili, colloqui, che fate? State fermi guardando il vostro interlocutore negli occhi e muovete esclusivamente le labbra? Io credo di no. Gesticolate, giusto? Oppure vi muovete, magari compiete contemporaneamente altre azioni. Tutto questo fa parte del dialogo, quindi: va narrato.

Mai confondere un “parlato reale” con un dialogo scritto, sono due mondi differenti. Provate a girare con un registratore in tasca e registrate dialoghi reali. Vi accorgerete che nessuna delle registrazioni può essere riportata in forma scritta senza far apparire il dialogo quantomeno bizzarro, irreale, in una parola: catastrofico. Eppure, i dialoghi scritti, devono apparire realistici, naturali, come fossero “parlati reali”. Tale è la vera difficoltà di uno scrittore: rendere i dialoghi inventati più realistici del parlato reale.

Il fatto più importante che accade durante un dialogo fra personaggi, non è lo scambio di informazioni, neanche il malaugurato tentativo da parte dello scrittore di “spiegare” alcune cose al lettore, ma il cambio di relazione fra i due dialoganti. Se io dico una cosa a Caio, Caio da quel momento in avanti non sarà più il personaggio di prima. Qualcosa in lui, o fra noi, si sarà modificato. Qualsiasi dialogo è sempre un cambiamento di stato fra due o più personaggi. Come una legge della fisica, avete presente? Avviene anche nella vita normale. Per questo si parla.

In ciascuna battuta di dialogo deve passare sempre un’informazione, implicita o esplicita. Le battute che non portano informazioni, come rami secchi di una pianta, possono essere tranquillamente tagliate. Le informazioni implicite, cioè quelle non direttamente dichiarate dalle parole, ma intuite dal lettore in base al contesto, al linguaggio, ai gesti del dialogante, ecc., sono sempre migliori di quelle esplicite.

Le informazioni scambiate in un dialogo non sono mai rivolte al lettore, ma sempre e solo ai personaggi che ne prendono parte. Questa è una cosa da tenere a mente sempre. La conseguenza logica di ciò è che nessun personaggio dirà mai cose che l’altro personaggio sa già.