Tessere parole

Tessere parole. Cos’altro può essere la scrittura se non questo? Pensateci bene. Come si tesse? Si fissa un ordito e si fa poi passare sopra e sotto ogni filo tirato quegli altri fili che formano, passo dopo passo, la trama. Può bastare così, e già nasce un tessuto. Si possono usare fili di uno stesso colore, o si possono usare colori diversi e tirare fuori disegni man mano che si tesse.

Lo stesso è con la scrittura. Creiamo un ordito, che sono i punti fermi della nostra narrazione, e attraverso quelli faremo poi passare la trama della nostra storia. Non importa che sia una storia breve o lunga, che stiamo scrivendo di noi o stiamo invece immaginando tutto. Abbiamo comunque bisogno di un ordito e una trama. Ma scrivere è soltanto questo?

Scrivendo annodiamo fili, ma la scrittura vera è quando a quei fili fissiamo emozioni. Diventano nodi. O sciolgono nodi, anche. Questo con un tessuto non si può fare, con la scrittura sì. Anzi è ciò che fa di una scrittura qualcosa che resta, per chi scrive e per chi legge: la possibilità di annodare emozioni, di dipanarle, di vederle finalmente lì, distese e intelligibili, di recuperarle e prendersene cura. Di tenerle con sé o di allontanarle e distaccarsene.

Allora forse scrivere è più che tessere parole, è annodare emozioni.

Perché parole se ne possono tessere tante, si può essere bravi e riempire pagine e pagine. Ma se in quelle pagine non ci sono emozioni, a che serve scrivere? Se digitando sul pc o facendo scorrere la penna sul foglio non ci sentiamo accompagnati da un dolore sordo in sottofondo o da un senso di gratitudine, dal bisogno di scrivere quella cosa lì e gridarla al mondo o dall’energia di sentire che ce la possiamo fare e finalmente ci crediamo, se nella scrittura non c’è tutta la vita che possiamo metterci e che si moltiplica nelle pagine scritte e rende vita a chi legge e a noi stessi che abbiamo scritto, che senso avrebbe scrivere?

Scrivere non è soltanto tessere parole. È annodare in quei fili emozioni. Le nostre, innanzitutto. E quelle di chi poi, leggendo, le ritroverà.

Francesca Di Gangi
f.digangi@tiscali.it

Mi chiamo Francesca Di Gangi, ho poco più di cinquant’anni e sono sociologa, formatrice e counselor relazionale di formazione rogersiana. Sono anche laureata in Psicologia, e sono l’autrice del metodo Scrittura Riparativa® Da quasi trent’anni affianco le persone che hanno voglia di stare bene con se stesse e nelle relazioni, e le accompagno nell’affrontare le proprie emozioni. Principi imprescindibili del mio lavoro – e del mio modo di essere – sono l’empatia, il rispetto incondizionato, l’accoglienza, l’attenzione all’altro, l’ascolto, condensati adesso nel metodo della Scrittura Riparativa e terapeutica.