Scrivere un memoir: vorresti farlo?

1. Che cos’è un memoir

“Se l’arte della narrazione può essere definita come la capacità di ricordare quel che non è mai accaduto, l’arte della memoria sta nell’inventare ciò che è davvero accaduto”, ha scritto qualcuno.

Scrivere un memoir è inventare ciò che è accaduto, fare di ciò che hai vissuto una narrazione.

Per scrivere un memoir partiamo dalla nostra memoria e dai nostri ricordi, tenendo presente che ricordiamo attraverso i sensi e le emozioni e che saranno anche i sensi a fare emergere i ricordi.

Ricordare deriva da cor cordis, cuore. Il ricordo è ciò che recuperiamo col cuore, ciò che a volte si nasconde nella nostra memoria e riemerge inaspettato con un profumo, un sapore. Ciò che ricordiamo è una verità emotiva che riguarda soltanto noi, verità emotiva che è quel che sta alla base del nostro memoir.

2. Le caratteristiche del memoir

Un memoir è la narrazione di un tratto della nostra vita, ma non solo.

È la narrazione di un’esperienza, di una relazione, di un periodo e di ciò che in quel periodo abbiamo vissuto. È la narrazione che prende spunto dalla nostra memoria emotiva, e per questo motivo la scrittura di un memoir non deve rispettare una progressione cronologica del raccontare, né obbedire a una ‘verità’ dei fatti. Il fulcro della narrazione in un memoir è ciò che emerge dalle emozioni di chi racconta e i fatti così come la memoria li ripropone, anche se il ricordo che abbiamo di quel determinato fatto dovesse discostarsi da quel che è ‘veramente’ accaduto.

Nel memoir l’attenzione non è sul racconto ordinato e causale delle vicende della vita, ma nella loro esposizione per il valore emotivo che vi ravvisa chi scrive. I ricordi possono affiorare nella narrazione senza alcun criterio ordinante, se non quello che la narrazione stessa dà.

3. Differenze fra il memoir e l’autobiografia

Un aspetto che è necessario mettere subito in chiaro è la differenza fra memoir e autobiografia. Spesso questi due termini vengono confusi, come se potessero significare la stessa cosa, ovvero la narrazione di una serie di eventi vissuti da chi scrive. In realtà, la differenza di significato fra i due termini è notevole.

Di cosa sia un memoir abbiamo parlato poco sopra, ma vediamo le differenze una per una.

Nel memoir la narrazione non rispetta una sequenza cronologica, mentre una narrazione autobiografica è il racconto in sequenza dei fatti importanti avvenuti nella vita di chi la scrive. Spesso inizia dalla prima infanzia, o addirittura dalla nascita, e può risalire anche alla vita dei genitori o delle famiglie d’origine. È chiaro già qui che il ricordo e la memoria di chi scrive in questo genere di scrittura cedono il passo alla necessità di dati fattuali. Di certo chi scrive non ricorderà il momento della sua nascita, né la giovinezza dei genitori né le loro vite nelle loro famiglie d’origine, ma avrà raccolto dati e informazioni che gli hanno permesso di ricostruire le vicende che narra nel modo più aderente possibile alla realtà.

Nel memoir il racconto può riguardare anche un frammento breve della vita di chi scrive, o una relazione o un tema particolare; nell’autobiografia invece la narrazione è cronologica e attraversa l’intera vita di chi scrive dando risalto più al “cosa” e “quando” sia accaduto che al “come”.

Il memoir usa il dettaglio come strumento per far immergere il lettore nella storia che viene raccontata, mentre il dettaglio cui è attenta la forma autobiografica è il dettaglio dato dalla “verità” dei fatti che vengono raccontati, che dovrebbero essere resi nel modo più obiettivo possibile.

4. Come si scrive un memoir

Scrivere un memoir può non essere semplice. È della nostra vita che si tratta, della nostra storia e di chi siamo stati e siamo in quella storia. Scrivere sarà scavare dentro di noi, portare in superficie ciò che abbiamo vissuto e riviverlo, tornare a singhiozzare per un’ingiustizia subita e mai dimenticata, o sorridere da soli come fanno i bambini e sentirci di nuovo al caldo e protetti.

Nell’aprire la porta alla memoria potremmo aver voglia di scrivere tutto, ma ci sembrerà di avere così tanto da scrivere che potremmo restare fermi, la penna in mano e il foglio bianco, a continuare a dirci: non ce la posso fare. Le immagini e i frammenti e gli odori e le sensazioni che si accavallano sono talmente tanti che pensiamo non basterebbe tutta la vita che ancora abbiamo per scrivere quel che sentiamo emergere. Il compito ci appare troppo complesso, la montagna da scalare troppo alta.

Oppure ci troviamo a vagare in una memoria che ci appare vuota, come se i ricordi fossero andati a rifugiarsi altrove. La vita vissuta sembra sia stata risucchiata in un pozzo profondo, sentiamo qualche eco risalire in superficie ma niente di distinguibile. Sappiamo di avere avuto un’infanzia, ma di tutti quegli anni abbiamo due o tre ricordi, niente di più.

Questi sono soltanto due casi estremi che però accennano a una stessa difficoltà, il non sapere come e da dove iniziare. Di certo darsi l’obiettivo di scrivere un memoir può sembrare un traguardo così difficile da raggiungere che già questo può scoraggiare. Ma se sul piano della consuetudine a scrivere possiamo tenere sempre per buono il consiglio di Bradbury sulle mille parole al giorno tutti i giorni (ma può essere anche soltanto una pagina di quaderno, o anche meno) e la montagna si scala, sul piano del cosa scrivere ci serve operare delle scelte e organizzare il lavoro.

Intanto, definisci di cosa vuoi scrivere: un periodo della tua vita? Una particolare relazione? Un viaggio? un’esperienza dolorosa? Ricorda che scrivere di te è un viaggio che ti aiuterà sì a tirare fuori una storia, ma anche a conoscerti meglio e a definire pezzi di passato che sono ancora lì sospesi.

Prendi appunti. Ti verranno in mente situazioni, frasi, episodi: scrivili, nella semplicità in cui si presentano, perché saranno la base della tua narrazione.

Trova la tua voce, quella che meglio fa vedere chi davvero sei. Non usare paroloni solo perché “fanno bello”, scrivi come sai e, soprattutto, scrivi come sei.

Ogni narrazione è bene che rispecchi una struttura, e quella più antica che conosciamo, ma sempre valida, è la struttura in tre atti che ci arriva da Aristotele. Non ti fare impaurire: struttura in tre atti vuol dire che ogni storia ha un inizio, uno svolgimento e una fine. Se poi nella narrazione ci sono conflitti e desideri, tutto ha più gusto.

Quando poi sentirai di avere concluso la tua scrittura, allora inizia il lavoro di riscrittura. Rileggi e riscrivi tutto quanto, valuta se hai usato le parole più giuste per esprimere quel che volevi dire, correggi, leggi a voce alta, riscrivi. E, se pensi di pubblicare, anche in autopubblicazione, prendi in considerazione l’idea di fare leggere a qualcuno del mestiere.

5. Memoir che potresti leggere

  • Alajmo Roberto, L’estate del ’78, Sellerio, Palermo, 2018
  • Cesari Severino, Con molta cura, Rizzoli, Milano, 2017
  • Didion Joan, L’anno del pensiero magico, Il Saggiatore, Milano, 2006
  • Ernaux Annie, Una donna, L’Orma editore, Roma, 2018
  • Gay Roxane, Fame: storia del mio corpo, Einaudi, Torino, 2018
  • Lewis C. S., Diario di un dolore, Adelphi, Milano, 2007
  • Nove, Aldo, La vita oscena, Einaudi, Torino, 2010
  • Oates Joyce Carol, Storia di una vedova, Bompiani, Milano, 2013
  • Pomella Andrea, L’uomo che trema, Einaudi, Torino, 2018
  • Winterson Jeanette, Perché essere felice se puoi essere normale?, Mondadori, Milano, 2012

Questo è un elenco di memoir che personalmente ho amato e che mi hanno insegnato tanto sul mondo del memoir. è facile che un memoir racconti di come chi scrive si sia trovato a che fare con un dolore, e lo abbia affrontato. Per questi autori scriverne può essere stato salvezza, o soltanto il bisogno di mettere fuori di sé quell’esperienza. è ciò che fanno Roberto Alajmo, Joan Didion, Annie Ernaux, C. S. Lewis e Joyce Carol Oates, che nei loro memoir e nei loro stili molto diversi l’uno dall’altro raccontano della morte della madre o del/della compagno/a di vita e di come l’hanno affrontata. Ci sono poi i memoir di Severino Cesari e Andrea Pomella che raccontano, anche qui in modi diversi e con stili diversi, delle loro malattie. E poi i memoir di Roxane Gay e Aldo Nove e Jeanette Winterson che raccontano relazioni, col corpo e con la famiglia, e come queste relazioni hanno influito nelle loro storie.

 

Tutti noi abbiamo una storia, e tutti noi possiamo scrivere più di un memoir.

Se vuoi scrivere il tuo memoir è perché hai una storia da raccontare.

Se non sai da dove partire, iniziamo insieme.

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Francesca Di Gangi
f.digangi@tiscali.it

Mi chiamo Francesca Di Gangi, ho poco più di cinquant’anni e sono sociologa, formatrice e counselor relazionale di formazione rogersiana. Sono anche laureata in Psicologia, e sono l’autrice del metodo Scrittura Riparativa® Da quasi trent’anni affianco le persone che hanno voglia di stare bene con se stesse e nelle relazioni, e le accompagno nell’affrontare le proprie emozioni. Principi imprescindibili del mio lavoro – e del mio modo di essere – sono l’empatia, il rispetto incondizionato, l’accoglienza, l’attenzione all’altro, l’ascolto, condensati adesso nel metodo della Scrittura Riparativa e terapeutica.