14 Dic SEDERE PER TERRA
Mi è venuto questo titolo, e l’ho lasciato anche se può essere frainteso.
Sedere per terra potrebbe significare che non hai più occasioni né prospettive, che sei al punto più basso della tua storia, che decisamente gira storto. Se hai pensato questo, hai pensato altro da quel che volevo intendere io.
Nel buttare giù il titolo (i miei post nascono spesso dal titolo), infatti, pensavo non a un tracollo di fortuna ma a quanto mi piaceva da bambina e poi ragazza – e ancora oggi cerco occasioni per farlo – sedere per terra o sui gradini delle chiese o dei palazzi antichi di città, o sui muretti, o su un qualunque posto che non sia una sedia o una poltrona, quindi luogo ufficialmente votato ad accogliere le terga. Così come mi piace e mi attira ancora volare sull’altalena, cosa che non mi nego ogni volta che ne incontro una, se solo non ha il sedile calibrato a misura di cinquenne.
Sedere per terra, volare con l’altalena, fermarmi a sorridere e parlare con bambini e cani sono piccoli pezzi della me bambina che coltivo e che tengo cari, che mi permettono di non ingessarmi in un’adultità che spesso diviene prigione.
I bambini sanno stupirsi, sanno guardare oltre ciò che l’adulto vorrebbe mostrare, sanno essere impertinenti e saggi. Sanno dire senza trattenersi, e concedersi senza temere di essere invadenti. Sanno sorridere, i bambini, e sanno avvicinare. Sanno godere delle piccole cose, e giocare con poco, e se per giocare vogliono tanto è perché adulti non più capaci di essere bambini hanno insegnato loro a non accontentarsi.
Sanno sedere per terra, i bambini. E da terra sollevarsi, immediatamente. Cosa che noi adulti, appunto perché adulti, non sappiamo più fare.