20 Giu Consapevolezza, e rimetti in moto la tua storia
“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale”, diceva C. S. Lewis, e aveva ragione. Lì dove sei, lì dove la tua vita è oggi, da lì puoi ripartire. C’è però una cosa di cui hai bisogno, per rimettere in moto la tua storia, ed è la consapevolezza.
Prendere confidenza con la consapevolezza è proprio quanto ti propongo nei laboratori di Scrittura Riparativa®, quando durante gli esercizi di scrittura permetti alla parte più nascosta di te di emergere e, pur nel segreto delle tue pagine, ne prendi coscienza e ti diventa chiaro cosa ti ha spinta a compiere proprio quelle scelte, a negarti ciò che ti sei negata, a non cogliere le occasioni che pur ti si sono presentate. Diventi consapevole di come hai tenuto il timone della tua vita, e impari che si può anche cambiare rotta.
Essere consapevole di qualcosa equivale a mettere a fuoco quel che avevamo sotto gli occhi, ma non riuscivamo a vedere. Ricordo di aver trascorso ore, ero ragazza e il tempo e il suo uso allora avevano altre dimensioni, a guardare un disegno fatto di fili colorati che si intrecciavano su uno sfondo di un colore giallo pallido, a cercare di vedere emergere fra quelli che per me erano solo fili confusi una tigre nella palude. Che però non vedevo. Mi intestardivo, ci tornavo, provavo varie distanze, mi mettevo ora più vicina ora più lontana, me quella benedetta tigre non riuscivo proprio a vederla.
Poi, un giorno, passo sbadatamente davanti a quel disegno che ostinatamente tenevo attaccato al muro, e la vedo. Senza averci messo intenzione, senza aver preso misure o fissato un angolo o quell’altro, la tigre era lì, era lì da sempre anche se io non riuscivo a vederla. Dal quel momento, però, non ho più potuto fare a meno di vederla.
La consapevolezza è così. Se non c’è, se non riesci ad avere coscienza di qualcosa puoi stare tempo e metterci tutto l’impegno che vuoi: comunque, non riesci a vedere. Poi, d’un tratto, mentre magari stai pensando ad altro, eccola che appare. è come se le tessere del puzzle fossero sempre state lì, a breve distanza una dall’altra, vicine, i colori accordati, ma tu non vedevi che disegno avrebbero potuto comporre. Forse non riuscivi nemmeno a vedere le tessere. Poi, in un momento, l’insight! Le tessere si avvicinano, si fondono, le linee si fanno continue, i colori si integrano uno nell’altro, il disegno appare. Eccolo lì, finalmente lo vedi. Finalmente hai consapevolezza.
La consapevolezza però ti serve a poco, se non ci metti accanto la responsabilità. Ti serve poco conoscere perfettamente cosa è stata la tua storia e sapere come è iniziata e quale incipit ha avuto, se non acquisisci la consapevolezza che in tutto quel che è successo e hai vissuto c’è anche una tua quota di responsabilità. Se davvero vuoi rifondare la tua vita e scrivere la tua storia, quella che da ora in avanti puoi mettere in moto e far ripartire, è necessario che tu guardi alla tua presenza nella tua storia con la consapevolezza di esserne l’artefice e il principale responsabile.
La tua vita è innanzitutto tua, la tua storia è nelle tue mani sin da quando ti è stato affidato un Daimon (se non ricordi cosa sia, clicca qui: https://scritturariparativa.it/il-cigno-che-gia-sei-3-2/), e tutto ciò che puoi cambiare, che è tanto e tu lo sai (anche se ti è più comodo dire che non puoi) è lì che aspetta che tu agisca.
Con consapevolezza e responsabilità nei confronti di quella cosa assoluta e unica che è la vita. La tua vita.
Le storie, tutte le storie, sono intrecciate col concetto stesso di vita, poiché nascono dalla vita e alla vita danno senso. “Il nostro più grande desiderio, più grande addirittura del desiderio di essere felici, è che la nostra vita abbia un senso. Questo desiderio di significato è l’impulso che dà l’origine a ogni storia”[1], sia alle storie che ascoltiamo che a quelle che viviamo che a quelle che scriviamo.
Ogni giorno cerchiamo il senso di ciò che siamo e ciò che facciamo, e un modo – anzi, il modo – per trovare quel senso è leggere la nostra vita attraverso la struttura della narrazione. Possiamo usare il viaggio dell’eroe, e domandarci quale sia il nostro mondo ordinario e come rispondiamo alla chiamata all’avventura e perché vorremmo rifiutare quella chiamata e perché invece poi ci avviamo a vivere quel particolare viaggio. Ma potremmo anche chiederci perché ci siamo fermati, cosa ci ha dissuasi dall’intraprendere il viaggio, quali forze ci sono mancate e dove si era rintanato il coraggio che non abbiamo avuto.
Oppure possiamo leggere il senso della vita così come la viviamo specchiandola nella struttura del romanzo, che poi è uno dei modi in cui ci approcciamo alle storie, e precisamente attraverso quattro passaggi che in ogni narrazione sono fondamentali. Parlando di struttura del romanzo ci riferiamo a una serie molto nutrita e articolata di momenti che devono esserci, di passaggi da rispettare, di figure necessarie. Tra tutti, quattro di questi momenti fanno da specchio alla nostra vita e ci danno una chiave per poterla leggere. I quattro passaggi sono: l’incipit, la voce narrante, il tema e il finale.
L’incipit è la formula iniziale con cui si inizia una narrazione, una formula da cui dipenderà il grado di attenzione del lettore. L’incipit è un inizio, anzi, l’inizio. Di una storia, di un viaggio, di un percorso di senso e che dà senso. L’incipit è una partenza per un luogo, l’origine di un itinerario prestabilito o sconosciuto, il momento in cui ci si imbatte in qualcosa di nuovo. L’incipit è l’inizio della storia che stiamo per leggere, ma anche della nostra storia così come l’abbiamo vissuta.
La voce narrante è quella che conduce dentro la storia, che mostra quanto accade, che svela e anche nasconde. La voce narrante è quella che conduce il lettore, che gli dà la prospettiva dalla quale approcciare la storia. Avviene nei romanzi, e avviene nella vita. Ognuno di noi ha una sua propria voce narrante, la vita è quella che abbiamo vissuto ma anche, anzi soprattutto, quella che ci siamo raccontati e ci raccontiamo. A questo proposito le domande potrebbero essere tante: come ci siamo narrati la vita? Come ce la siamo raccontata? Come narri la tua storia? In prima persona, quindi da protagonista, da chi nella storia ci sta in pieno? O in terza persona, guardando tutto da fuori, aspettando di vedere quel che succede come se quel che racconto non interessasse te…
Una storia viene raccontata per un motivo, e il motivo è il tema. Partendo da un’idea di tema, che farà da sfondo alla narrazione, la storia che viene raccontata si articola nel suo particolare evolversi; quindi il tema è ciò che fa da sottotraccia a tutta la narrazione, è là anche se il lettore non se ne accorge, ma che se non ci fosse la storia non avrebbe più la sua compattezza e il suo obiettivo. Stessa cosa nella nostra vita. Il tema è il motivo di fondo del nostro condurre le giornate, quel motivo che a volte non ci è chiaro anche se determina buona parte delle nostre scelte. Riconoscerlo è fondamentale, se vogliamo che la nostra vita ci appartenga davvero.
Infine, il finale. È il momento in cui la narrazione si chiude, l’evoluzione del protagonista si compie e tutto ritorna nel giusto ordine, che però non è lo stesso che era quando la storia è iniziata. Il finale è ciò che dà il vero senso a tutta la narrazione, a partire dall’incipit. Il nostro finale sarà ciò che darà, e già oggi dà, il senso alla nostra vita e alla nostra storia.
“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale”, diceva C. S. Lewis, e aveva ragione. Lì dove sei, lì dove la tua vita è oggi, dà lì puoi ripartire. Della vita che è già diventata ricordo non puoi cambiare niente, non un respiro o un passo, non puoi cambiare ciò che è stato, non puoi cambiare il tuo passato e la tua storia, non puoi tornare indietro e rivedere le scelte sbagliate, gli errori, le occasioni perdute. Puoi però cambiare il finale, questo sì. Puoi iniziare lì dove sei, adesso, e scrivere il finale che vuoi, puoi cambiare la relazione col tuo passato.
Tutte le narrazioni sono costruite su principi teorici, e quegli stessi principi possono essere strumento per leggere la nostra vita, così come l’abbiamo vissuta e la stiamo vivendo. E ci permettono di trovare le risposte che, forse, stiamo ancora cercando.
[1] Taylor Daniel, le storie ci prendono per mano, Frassinelli, Milano, 1999, pag. 5