scrivere per stare insieme

Sembra che si riapra, lì fuori

Sembra che si riapra, lì fuori. Ci hanno dato un calendario, chi può aprire adesso, chi aprirà dopo. Chi può ricongiungersi con chi, e perché. Chi può andare dove, e come. No, forse tutto questo non è così chiaro. Da quel che sento, dalle chiacchiere che rimbombano sui social sembra ci sia una gran confusione, lì fuori.

Io non esco. Non ancora. Le rianimazioni adesso hanno più posto, gli ospedali sono più attrezzati, forse chi si ammala in modo grave avrà maggiore possibilità di cura. Io, comunque, lì fuori non esco. Ho imparato a fare a meno del mondo lì fuori. Ho costruito i miei mondi qui dentro.

Sono stati giorni difficili, anche. Soprattutto i primi. Quando tutto è nuovo e non sai quel che succederà e hai bisogno di capire e di sapere, di creare un quotidiano diverso da quel che era. Vivo sola, questo non è cambiato. Mi piace vivere sola, a dover stare in casa non ho sofferto. Certi momenti però sì. Mi mancava la mia camminata quotidiana, ho imparato a fare ginnastica tutte le mattine, con una che da youtube dice walk walk walk e mi fa muovere e mi mette allegria. Ho imparato a gestirmi il tempo, a scandire mattina e pomeriggio perché a sera ho bisogno di arrivare sapendo di aver dato un senso alla giornata, perché la morte è lì, vicina, e dovesse arrivare voglio poter dire forse non ho fatto tanto, però ci ho provato.

Ho trovato un obiettivo da dare alle mie giornate. Ho studiato e continuo a farlo. Ho letto e continuo a farlo. Non ho visto nemmeno una serie tv, credo di essere l’unica. Ho preso il sole sul balcone di casa. Ho sentito qualcuno, per telefono. Soprattutto, ho scritto. Ho fatto in modo che una storia che mi girava in testa prendesse corpo, ne ho discusso con chi mi aiuta, lui da una parte dello schermo io dall’altra, ho riempito gli spazi di una casa che ospita solo me di storie e voci e personaggi. Ho dato un obiettivo e una speranza e un motivo a giornate altrimenti stanche, a una vita che si guarda dentro.

Ho lasciato che queste giornate si impadronissero di me, che questo tempo mi vivesse dentro, che mi lasciasse ben più che la voglia di tornare lì fuori.

Ho compreso cosa per me è importante e cosa meno, non mi sembra poco.

Sembra che si riapra. Lì fuori c’è ancora il virus. Sembra se lo siano scordato, quelli che non vedono l’ora di riempire di nuovo strade e tempo di incontri e chiacchiere in presenza. Lì fuori c’è ancora il virus, e c’è anche un mondo che non so più cos’è, cosa sarà. Io non esco. Non ancora. Aspetto. Aspetto di poter incontrare chi davvero ho voglia di incontrare, e di farlo senza dovermi negare la gioia di un abbraccio. Aspetto di poter tornare a stare insieme a chi si fida, e crede come me che scrivere fa bene, e mi permette di fare il lavoro più bello del mondo. Aspetto di aver voglia di uscire dal bozzolo, questo che mi sono creato e nel quale sto bene.

Aspetto, anzi no, creo, già mentre sono qui, ancora chiusa in casa, ciò che più questa quarantena mi ha insegnato, e cerco di capire dove e come e con chi, cerco di dare risposte.

Perché io, uscendo lì fuori, di una cosa avrò soprattutto bisogno: di qualità.

 

 



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