
14 Lug Non ti preoccupare, non serve
Non ti preoccupare, non serve
C’è una magnifica striscia dei Peanuts che racconta bene la preoccupazione: nelle prime due vignette si vede Sally angosciata andare su e giù continuando a ripetere “sono molto preoccupata, sono molto preoccupata”. Poi una vignetta vuota. Nell’ultima vignetta Sally, in primo piano con una faccia sconcertata, dice: “ho perso una buona preoccupazione”.
Ecco come quel genio di Charles Schulz spiega l’essenza della preoccupazione: attendere con ansia qualcosa che poi non succederà. Ma in quell’attesa abbiamo impiegato (e perso) energia, concentrazione, tempo.
La preoccupazione, lo dice la stessa parola, è il pre-occuparsi, l’occuparsi di qualcosa prima che avvenga, pensare a un problema prima che si presenti e senza alcuna certezza che quel problema o l’evento negativo paventato possano poi davvero manifestarsi.
Se ti preoccupi per qualcosa, ti paralizzi e lasci che l’ansia abbia la meglio su di te e le tue giornate. La preoccupazione può diventare una condizione difficile da gestire, al punto che senti ogni semplice evento della tua vita quotidiana trasformarsi in una minaccia, gli impegni diventare ostacoli insuperabili, i normali imprevisti del quotidiano apparire come catastrofici.
Perdere una buona preoccupazione, come fa Sally, non sarebbe un gran danno se non fosse che il preoccuparsi intercetta e mobilita la gran parte delle tue risorse energetiche, che vanno sprecate inutilmente. Pensa quante altre cose potresti fare e pensare con l’energia che metti nel preoccuparti.
C’è poi una differenza da tenere presente fra il pre-occuparsi e l’occuparsi di qualciosa, differenza che è data dalla volontà di azione.
Nel momento in cui ti preoccupi, ciò per cui ti stai preoccupando non è ancora avvenuto, quindi non fai altro che mettere in campo energie che restano lì, a consumarsi nell’attesa. Questo stare ferma è qualcosa che ti logora ancora di più della stessa preoccupazione, perché è la misura del tuo non potere fare niente. Preoccuparti infatti equivale un po’ a darti dell’incapace: sta per accadere qualcosa che non vorresti accadesse perché ti fa paura o chissà quale altro motivo, ma nell’attesa non fai niente altro se non logorare i nervi. I tuoi e quelli di chi ti sta intorno.
Nel momento in cui invece ti occupi di qualcosa, te ne stai facendo carico e cerchi attivamente delle soluzioni: sai che qualcosa succederà, e ti metti in moto perché quell’evento non ti trovi impreparata. I modi per agire sono i più diversi, come diverse sono le situazioni che ti aspetti accadano. In ogni caso, nel momento in cui ti occupi di qualcosa agisci perché quella cosa che senti minacciosa o non positiva possa avere conseguenze diverse e più positive di quelle che temi.
Dovrebbe già essere chiaro, ma lo ripeto: preoccuparti è un’attività solitamente inutile e dannosa, che non porta ad alcuna soluzione né tantomeno ad una migliore strategia operativa.
Altro è occuparti delle cose, come fa chi sa che le proprie energie non sono infinite e utilizza le risorse che ha per risolvere i problemi anziché sprecarle per amplificarli.
Quando passi dal preoccuparti all’occuparti delle situazioni della tua vita e dei tuoi problemi, stai già costruendo il percorso che ti conduce a vivere una vita migliore. Non pensare però di riuscirci da un momento all’altro: costruire qualcosa presuppone che tu sia disposto a impiegare volontà, pazienza, tempo e anche un metodo.
Potresti ad esempio avviarti a costruire il tuo percorso di allontanamento dalla preoccupazione seguendo quanto è indicato nella Preghiera della Serenità: “Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, la saggezza per distinguere queste da quelle”.
In attesa che la preghiera venga esaudita, puoi già iniziare a guardarti attorno e definire quel che puoi o non puoi cambiare e perché puoi o non puoi cambiare quelle cose.
Puoi farlo scrivendo: elenca quali sono gli eventi o le situazioni che ti creano preoccupazione, e dopo che avrai stilato il tuo elenco isola ognuna di quelle voci e scrivi tutto quanto senti emergere.
Se scrivi tutti i giorni, vedrai che nel giro di poco tempo qualcosa inizia a cambiare. E se vuoi una mano, possiamo farlo insieme: sai dove trovarmi, io ci sono.
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E non scordare mai: la tua storia vale!