Quanto di te è dentro una storia?

Spesso, nel mio lavoro di formazione, in aula ho proposto un esercizio: tutti seduti in cerchio, poggiavo a terra la mia borsa e a turno, a tutti, chiedevo: tu, da lì dove sei seduto, cosa vedi? Tutti, sempre, rispondevano: una borsa. Alla terza risposta simile qualcuno iniziava a dare altri particolari: è una borsa di cuoio, è una borsa nera, è una borsa con la tracolla, è una borsa professionale e via dicendo. Avevo il compito, con quell’esercizio, di mostrare che ciò che vedevano era soltanto un’immagine parziale e prospettica della borsa: c’era chi ne vedeva il fianco destro, chi il sinistro, chi la parte anteriore e chi quella posteriore. Nessuno vedeva il fondo che poggiava a terra e nessuno vedeva cosa quella borsa contenesse. Tutti avevano una loro visione parziale che però presumevano fosse una visione totale, nessuno di loro poteva cogliere l’interezza della borsa eppure tutti rispondevano: è una borsa.

Ecco, nella nostra vita e nelle storie che quotidianamente viviamo e incarniamo avviene quel che succedeva in aula con la borsa: ognuno di noi ha la sua visuale prospettica dalla quale vede solo una parte piccola e limitata della storia, ma da quella parte desume il tutto, e lo fa attingendo al proprio vissuto, alle esperienze, al carattere.

Nel suo libro L’istinto di narrare Jonathan Gottschall scrive la storia di cosa le storie significhino e abbiano significato per l’umanità, e per dimostrare al lettore quel che studi scientifici già dimostrano, cioè che “automaticamente estraiamo storie dalle informazioni che riceviamo, e come – se proprio non ce ne sono – siamo ben felici di inventarne una[1], propone un esercizio che io ripropongo a voi:

“Considerate le seguenti informazioni:

  1. Todd è corso al negozio a comprare dei fiori.
  2. Greg ha portato a passeggio il cane di lei.
  3. Sally è stata a letto tutto il giorno.”[2]

Fermatevi un momento a considerare questi tre personaggi e le tre frasi con le informazioni che danno: molto probabilmente le avrete già legate e dato loro una successione di causa ed effetto. Probabilmente ne avrete tirato fuori una storia con tanto di trama. E. M. Foster scrive che “il re morì e poi morì la regina” è una storia, mentre “il re morì e poi la regina morì di dolore”[3] è una trama. Quel che noi spontaneamente facciamo è trovare trame, attribuire un perché alle cose che accadono.

“Il cervello umano è organizzato in modo da trattare l’esperienza in forma narrativa. Cerca di integrare azioni isolate, attori, (caratteri), sequenza, causa ed effetto (il nesso primario tra attori e azioni) in un insieme significativo”[4].

Abbiamo bisogno di rintracciare storie perché il nostro cervello è programmato per trovare tracce e riferimenti in ciò che vediamo o ci viene raccontato. “La mente umana è predisposta per individuare schemi e propende per i falsi positivi anziché per i falsi negativi. (…) La nostra fame di schemi significativi si traduce in una fame di storie”[5]. Conosciamo solo una frammento di ciò che è successo, ma da quel frammento ricaviamo l’intero, che non è la verità ma che è la nostra verità. E con quella nostra verità costruiamo un altro pezzo della nostra storia.

Cerchiamo nessi nei frammenti di storie che sentiamo, nelle storie che leggiamo, nelle canzoni che ascoltiamo. Alcune ci piacciono di più, altre meno, e quel piacere è legato a quanto della nostra storia si rispecchia in quei pochi minuti di musica e parole.

Perché quel che fai, sempre, è cercare nelle storie che ascolti e leggi il tuo nesso e le tue possibilità, tutte quelle cha quelle storie ti suscitano, per poter ogni momento cambiare e reinventare la tua personale storia, quella che ogni giorno vivi.

[1] Gottschall,  L’istinto di narrare, pag. 120

[2] Ibidem, pag. 120.

[3] Forster, Aspetti del romanzo, pag. 93

[4] Taylor, Le storie ci prendono per mano, pag. 24

[5] Gottschall, L’istinto di narrare, pag 120



Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi