le parole sono importanti

Le parole sono importanti

Non so se a voi sia mai capitato. A me parecchie volte. Ho voglia di scrivere, ho in testa un pensiero che deve assolutamente essere messo giù, ma la giornata ha il suo ritmo. Il lavoro, la casa, le commissioni. Faccio tutto quel che c’è da fare, vado avanti indietro fra un impegno e l’altro, assolvo tutti i miei doveri, e la giornata è già finita. A sera, finalmente, mi siedo alla scrivania. Accendo il computer, aspetto quei due tre quattro minuti necessari ad avviare word e poi aprire un file, le dita pronte a battere sui tasti, e… resto a fissare il foglio bianco senza più riuscire a mettere giù le parole, una dietro l’altra.

          Svanite. Dissolte. Vaporizzate.

          Mi prende lo scoramento. Mi ci arrabbio pure un po’. Ma hanno ragione loro, le parole, a sparire così. Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa. Le parole sono importanti. Soprattutto quelle che dovrebbero dare voce ai nostri pensieri più profondi, alle emozioni, alle paure. Se c’è una cosa che le parole non tollerano, è essere messe da parte. Sono come quegli amici che offrono aiuto, ma che pretendono che il loro aiuto sia accolto subito, senza tentennamenti né esitazioni. E non è detto che abbiamo la prontezza necessaria a cogliere nell’immediato l’offerta d’aiuto. Anche perché, ammettiamolo, scrivere può essere molto scomodo. Può costringere ad aprire cassetti che teniamo chiusi da tempo. Può spingerci a pensare cose che no, forse sarebbe meglio non pensare, che non saremmo mai disposti ad ammettere di aver pensato. Può farci ammettere di aver fatto la scelta sbagliata. Può spingerci a confessarci che la vita non sta andando proprio come vorremmo.

          Sono intelligenti, le parole. Saprebbero essere nostre alleate, ma non permettono trucchi. Se non siamo pronti a dirci la verità, a confessarla a noi stessi e al foglio che ci sta davanti, scappano. Si nascondono. Si rintanano nel luogo più lontano, lì dove sanno non riusciremo a recuperarle. Almeno fino a che non saremo disposti a guardare dentro di noi e scrivere ciò che davvero sentiamo, a fare della pagina scritta lo specchio nel quale vedere la nostra immagine più reale.

 



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