Il silenzio del trauma, la riparazione delle parole

“Mentre il trauma ci lascia muti, il percorso per superarlo è lastricato di parole, assemblate con cura, una dopo l’altra, fino a quando l’intera storia può essere rivelata”.[1]

Il trauma lascia muti, dice Van Der Kolk, e al trauma occorre dare parole se da quel trauma si vuole riemergere e guarire. Niente come la scrittura sa farlo. Aprire un quaderno per iniziare a scrivere è un atto di straordinaria potenza. Siamo noi, siamo soli davanti quel foglio. Non c’è il disturbo di un’altra persona che può ascoltare, fosse pure uno psicoterapeuta. Non c’è il timore che il nostro segreto sia violato, non dobbiamo temere la vergogna per ciò che sentiamo di dover dire. C’è il foglio, davanti a noi, pronto ad accogliere tutto. Aspetta soltanto le nostre parole. Sarà silenzio, dapprima. Sarà voglia di andare via, di non provarci neanche. Restiamo lì dove siamo, resistiamo. Qualcosa succede. Le parole iniziano a fluire, diventano pagine piene. Man mano che le depositiamo su carta lasciano il nostro mondo interno e diventano qualcosa che è già fuori di noi. Sono parole, quelle che scriviamo, ma è anche tutto ciò che quelle parole vogliono significare. È questa la scrittura che ripara e guarisce, la scrittura che ci permette di mettere fuori di noi il trauma e il dolore, che ci permette di vedere tutto quanto avvenuto come qualcosa di finalmente estraneo. Può essere una scrittura solitaria o vissuta in un gruppo, sarà comunque una scrittura che si prende cura di noi, che ci consente di scrivere la nostra storia e riscrivere chi siamo.

[1]Van Der Kolk Bessel, Il corpo accusa il colpo, Raffaello Cortina, Milano, 2015 – Cap. 14 La parola. Miracolo e tirannia, pag 265

Francesca Di Gangi
f.digangi@tiscali.it

Mi chiamo Francesca Di Gangi, ho poco più di cinquant’anni e sono sociologa, formatrice e counselor relazionale di formazione rogersiana. Sono anche laureata in Psicologia, e sono l’autrice del metodo Scrittura Riparativa® Da quasi trent’anni affianco le persone che hanno voglia di stare bene con se stesse e nelle relazioni, e le accompagno nell’affrontare le proprie emozioni. Principi imprescindibili del mio lavoro – e del mio modo di essere – sono l’empatia, il rispetto incondizionato, l’accoglienza, l’attenzione all’altro, l’ascolto, condensati adesso nel metodo della Scrittura Riparativa e terapeutica.