08 Gen Il nostro ieri e il nostro domani
“Mediante la narrativa costruiamo, ricostruiamo, in certo senso perfino reinventiamo il nostro ieri e il nostro domani. La memoria e l’immaginazione si fondono in questo processo.”[1]
Memoria e immaginazione sono il tesoro nascosto cui attingiamo per scrivere, e scrivendo ricreiamo la nostra storia e cambiamo il passato. Come possiamo cambiare il passato, direte: il passato è passato, e non si può cambiare. Giusto. Non si possono cambiare i fatti avvenuti, ma possiamo cambiare la memoria emotiva che abbiamo del passato. Possiamo trasformare quanto vissuto, fosse anche cupo dolore che ancora ci balza addosso e ci travolge, in qualcosa che si lascia assorbire, diluire, accantonare. Dolore che non ha più bisogno di essere presente. E non perché il fatto che ha generato quel dolore sia stato rinnegato, ma perché scrivendo di quelle emozioni le abbiamo rivissute e elaborate. Non possiamo cambiare ciò che è avvenuto, ma possiamo avere di quei fatti una visione diversa, una diversa memoria. Raccontando il passato, mettendo insieme memoria e immaginazione per farne una storia, sia essa espressa in un romanzo o in un memoir, lo riviviamo e rivivendolo la memoria si trascolora in ricordo. C’è differenza fra memoria e ricordo, lo diceva già Kierkegaard, la differenza che passa fra l’arido elenco delle merci che un magazzino può contenere, e i profumi e le sensazioni che quelle merci danno. Scrivendo reinventiamo il nostro ieri, quindi. Ma anche il domani. Che non dovrà più scontare le pene di una memoria che, scrivendo, abbiamo trasformato.
[1]Bruner Jerome, La fabbrica delle storie, Laterza, Bari, 2002, pag. 106