Uscire dal porto

          Sei ormeggiato in porto, al sicuro, a bordo della tua barca a vela. Non importa che sia un barchino o un dodici metri: ha il timone, la deriva, le vele e anche il motore, ha tutto il necessario per affrontare il mare. Però sei fermo lì, in banchina, e non ti allontani di un metro. La vita può essere piacevole anche se resti fermo in porto: l’odore del mare c’è, le altre barche passando smuovono l’acqua quel tanto che basta per farti sentire il dondolio delle onde, se stai in coperta hai come tetto il cielo e puoi abbronzarti o dormire sotto le stelle. Come illusione di vita di mare non è male. Peccato sia soltanto un’illusione, e  peccato che la barca sia fatta per navigare, non per rimanere ormeggiata.

Stai fermo in porto e ti dici che puoi mollare gli ormeggi quando vuoi, se solo lo volessi. Però non lo fai, e non vuoi. Ragioni tanto di libertà, eppure ne sfuggi la possibilità appena si presenta. Sogni una vita felice, però ti tieni bene stretti tutti quei legami che ti mantengono dentro a una vita che felice non è.

Soprattutto, diffidi dell’idea che ce la potresti fare, che cambiare è una reale possibilità nelle tue mani, che riparare ciò che è andato storto è possibile.

Il modo c’è, ed è semplice: scrivi.

Inizia da questo, dal semplice atto dello scrivere. Cambiare la vita in un colpo ti sembra impossibile? Bene, metti al momento da parte l’idea che tutto possa cambiare e concediti un piccolo cambiamento quotidiano: scrivi qualche pagina al giorno. Inizia da qui.

Prendere in mano la penna per scrivere di te è come armare la barca con l’intenzione di uscire dal porto. Forse percorrerai solo poche miglia e entro sera cercherai un altro rifugio. O forse attraverserai l’oceano e navigherai fin oltre l’orizzonte, andrai verso un mondo e una terra che c’è ma che per molta parte della navigazione non potrai vedere.

Potrà essere un viaggio piacevole, vento quanto basta e sole che mette allegria, le strida dei gabbiani a far da sottofondo; o faticoso e lungo, quando sarai solo a governare la barca e non potrai lasciare il timone perché è in arrivo tempesta. Forse dovrai subire la bonaccia che ti blocca su un mare piatto e infinito, e la sensazione che da quella stasi non uscirai più, o forse rimpiangerai la calma del porto, quando la navigazione sarà così dura che avrai voglia di mollare. Saranno momenti, e li affronterai scrivendo così come scrivendo saranno arrivati. Emergeranno ricordi e dolori, e dovrai farci i conti: dovrai accogliere e ascoltare quei ricordi, prima di poterli abbandonare, o che loro abbandonino te.

La chiave di questa navigazione è nascosta in una sola parola: scegliere.

Di provare e fidarsi. Di andare fino in fondo. Di volerti prendere cura di te. Di avere consapevolezza. Di guardare davvero chi sei e cos’è la tua vita. Di riparare e mettere via quanto finora ti ha fatto male.

Scegliere di diventare chi sai di poter essere.

Non sai quanto il viaggio potrà durare, nessun viaggio ha una durata definita: ognuno di noi ha il suo percorso con i suoi tempi e le sue tappe, le sue tempeste e le sue bonacce, i suoi scali, la sua rotta, i suoi imprevisti, i suoi approdi. Ognuno di noi ha il suo viaggio da affrontare.

È tempo di metterti in mare.



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