Fare i conti con l’autostima

Fare i conti con l’autostima

Avere pensieri automatici, rimuginare, preoccuparsi sono attività apparentemente diverse (ne abbiamo parlato in articoli precedenti) che però possono avere una medesima radice: la bassa autostima.

Sull’autostima si potrebbero fare molti discorsi, ma vediamo innanzitutto come si crea la stima di sé a partire dal legame fra il bambino e il genitore e da quell’attaccamento reciproco che per il bambino rappresenta la base sicura sulla quale poggiare la sua crescita. Crescita che si sviluppa in due aree: quella dell’essere e quella del fare.

La base sicura nell’incontrare l’area dell’essere contribuisce a sviluppare il senso di appartenenza; il fatto di amare ed essere amati porta a sentirsi degni di esistere, cosa che crea stima di sé e si ripercuote sull’appartenenza, in un circolo virtuoso che dall’appartenenza torna a creare stima di sé e sicurezza.

Nell’area del fare il fatto di avere una base sicura crea innanzitutto quello che possiamo definire un obiettivo condiviso, dal quale deriva al bambino il riconoscimento di competenza, quindi il successo in ciò che fa con la conseguenza di agire e sentirsi capace di agire. Questo dell’area del fare è un secondo circolo virtuoso che genera autostima e si ripercuote sull’obiettivo condiviso, per produrre ulteriormente riconoscimento di competenza, successo e il sentirsi capace di agire.

Ma non finisce qui. L’autostima, intanto che si crea grazie ai due circoli virtuosi che abbiamo visto, sviluppa nei confronti della base sicura gioia di vivere e curiosità, e nel momento in cui la gioia di vivere viene accolta dalla base sicura e la curiosità soddisfatta, è un terzo circolo virtuoso che si innesta, perché la base sicura corrisponde alla curiosità e risponde alla gioia di vivere con gioia di vivere.

In estrema sintesi questo che ho descritto è il processo di formazione dell’autostima nel bambino, autostima che una volta formata sarà continuamente messa in gioco sia durante la crescita che nella vita adulta, per ottenere conferme e ricrearsi in una continua ricerca di equilibrio.

Sì, perché l’autostima non è data una volta per tutte, ma va continuamente costruita, curata, rigenerata. E questa è una buona notizia anche per chi di autostima ne ha poca o niente, perché nonostante qualcosa nel processo di attaccamento e creazione della base sicura sia andato storto, da adulti possiamo comunque agire per creare, aumentare, migliorare la nostra autostima.

A volte commettiamo l’errore di pensare di avere (o non avere) autostima come un dato assodato, che è lì e non si modifica, quasi fosse un accessorio da portare con noi.

Può accadere che un giorno ti senti serena e capace, e il giorno dopo senti la difficoltà di portare avanti quella particolare attività che pure è semplice, ma proprio non ti riesce. Potresti interpretare questa instabilità come una difficoltà che si somma alle altre, il bisogno di un equilibrio che non hai, quando invece è soltanto un segno del tuo essere semplicemente una persona.

Avere una buona autostima non equivale ad avere equilibrio, se il tuo concetto di equilibrio coincide con credere che le tue emozioni debbano essere sempre stabili, positive, misurate e gradevoli, e che mai debbano sfiorarti le emozioni più violente e incontrollabili.

In realtà, l’equilibrio sta nel vivere le emozioni per quello che sono, nell’accogliere sia quelle positive che quelle negative e concederti la libertà di essere chi sei, senza doverti per forza piegare a un cambiamento. Cambiare è naturale e positivo, ma diventa una sfida (e una sfiga) quando ci spingiamo al cambiamento solo perché non ci piace come ci percepiamo. E, neanche a dirlo, se questo è il motivo del voler cambiare, l’autostima crolla.

Rilassati, prendi fiato, radicati lì dove sei e lascia che la tua autostima possa emergere; centrati sul tuo qui e ora e ascolta le tue capacità: ci sono, permetti loro di emergere ed esistere.

Autostima è percepire e dare valore a chi sei e come sei, non a come pensi che dovresti essere; è percepire il tuo mondo interno non con l’animo di chi si aspetta o addirittura pretende qualcosa, ma con la predisposizione ad accettare qualunque emozione o stato d’animo affiori. Perché in quell’emozione e in quello stato d’animo, qui e ora, ci sei tu. 

Condividi questo post, perché quel qualcosa di buono che è arrivato a te arrivi anche ad altri. Facciamo girare gentilezza e gesti di cura.

E non scordare mai: la tua storia vale!



Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi