
15 Nov Come far crescere la scrittura con gli esercizi
Scopo principale degli esercizi è sviluppare l’habitus, l’abitudine alla scrittura.
Iniziamo col sederci alla scrivania, tutte le mattine, quaderno aperto e penna in mano. Dobbiamo sederci, anche se non ci viene niente da scrivere e magari in quel momento non ne abbiamo voglia, e fare esercizio. Sediamoci, anche se sentiamo di non avere da dire, perché le parole arriveranno.
Gli esercizi che consiglio per sviluppare l’abitudine sono tre, più uno:
- Esercizio schifezza
- Esercizio di scrittura libera
- Esercizio su appuntamento
- Lo scrittogramma
- Esercizio schifezza
È il primo esercizio da fare, tutte le mattine: sedersi al tavolo e scrivere qualunque cosa venga in mente, fino a che non si siano riempite tre pagine: sogni appena fatti, fantasie, racconti strampalati, visioni oniriche, la lista delle cose da fare, le emozioni provate in quel momento. Qualsiasi cosa, col solo obbligo di lasciarsi andare, senza badare a punteggiatura, grammatica o sintassi.
Scriviamo tre pagine, tutte le mattine, non alziamo la penna dal foglio se non siamo arrivati in fondo alla terza pagina. Se necessario anticipiamo di mezz’ora la sveglia e mettiamoci subito a scrivere, prima ancora di avere dato il buongiorno a quelli di casa, visto le notifiche su facebook, acceso la radio, guardato la posta. È importante che le parole che confluiranno in questo esercizio non subiscano deviazioni esterne e non siano influenzate dal pensiero di nessun altro.
Non c’è un modo giusto per scrivere queste tre pagine, e nemmeno un modo sbagliato: queste non sono pagine di scrittura, tantomeno di letteratura: sono pagine per creare un’abitudine, ripulire l’inconscio e indurlo a collaborare.
- Esercizio di scrittura libera
È un esercizio della durata di tre minuti, da fare durante la giornata. Possiamo farne più di uno al giorno. Possiamo utilizzarlo come supporto all’abitudine di scrivere, o per riscaldare il muscolo scrittorio.
Non è difficile trovare tre minuti. Siamo in fila alla posta, seduti al tavolino del bar, aspettiamo che chi viene a cena con voi sia pronto, che un amico ci raggiunga, siamo sul tram o sul treno: tiriamo fuori il nostro quaderno, e scriviamo. Possiamo farlo partendo da un incipit, o scrivendo semplicemente quello che ci salta in mente in quel momento. Possiamo raccontare della polvere che vediamo sui mobili o dei suoni che arrivano o della luce che c’è intorno o del tizio che ci sta seduto vicino o di ciò che vediamo alzando gli occhi. Qualunque cosa va bene, purché scriviamo.
Non stiamo facendo letteratura, facciamo esercizio, quindi va bene tutto purché la mano sia sempre in movimento per almeno tre minuti. Se poi il foglio bianco ancora ci blocca, usiamo un incipit. Va bene uno qualunque: Oggi vorrei… Mi ricordo… Che noia… Da tanto tempo… La prossima volta… Sono tutti incipit molto semplici, e altri ne possiamo elaborare. Possiamo usare lo stesso incipit tutte le volte che vogliamo, l’importante è che scriviamo.
- Esercizio su appuntamento
Questo esercizio consiste proprio nel prendere appuntamento con la scrittura, e rispettare l’appuntamento. Quando al mattino avremo concluso le nostre tre pagine dell’esercizio schifezza, prima di dedicarci alla nostra giornata organizziamola: fra i tanti impegni troviamo un quarto d’ora da dedicare alla scrittura, e fissiamo l’orario.
Se oggi crediamo che alle 15,40 può essere un buon momento per scrivere, diamoci appuntamento per quell’ora e, qualunque cosa stiamo ancora facendo allo scoccare dell’orario fatidico, molliamo e tutto e mettiamoci a scrivere.
Basta farlo per un quarto d’ora, non di più, ma facciamolo.
Stiamo dicendo al nostro inconscio che è una cosa importante, che va rispettata, che non subiremo più i suoi attacchi se per una volta la telefonata al medico o la lavastoviglie da svuotare non saranno la cosa più importante.
Continuiamo così, ogni giorno: al mattino le tre pagine, durante la giornata la scrittura su appuntamento o i tre minuti di scrittura libera. Siamo rigorosi nel rispettare quanto ci state concedendo di fare, stiamo lavorando per disattivare tutte le difese che fino ad oggi ci hanno tenuti lontani dalla scrittura.
- Lo scrittogramma
Vogliamo scrivere un memoir. Intanto che prendiamo l’abitudine a scrivere e ci esercitiamo con gli esercizi precedenti, ci verranno in mente ricordi utili alla scrittura del nostro memoir. Procediamo con gli scrittogrammi.
Procuriamoci un quaderno ad anelli e una ricarica di fogli. Ogni volta che un ricordo si affaccia, prendiamo un foglio e scriviamo quel ricordo sotto forma di una frase semplice, tipo: “ho tre anni, siamo al mare”, “cado dalla bicicletta davanti la scuola”, “prendo in braccio mio figlio per la prima volta”, e via così. Un ricordo per ogni pagina, anche se ci sembrerà di sprecare carta. Raccogliamo tutte le pagine scritte nel quaderno ad anelli.
Quando avremo esaurito i ricordi che vorremo raccontare, mettiamoli nell’ordine che pensiamo di dare alla narrazione, quindi recuperiamone uno per volta e iniziamo a scrivere. Da ogni frase, da ogni semplice ricordo potrebbero nascere diverse pagine di scrittura. Nel giro di pochi mesi potremmo avere la prima stesura del nostro memoir.
Conclusione
I primi tre esercizi descritti hanno il valore di creare il rituale della scrittura, il valore di fare entrare la scrittura nel quotidiano delle nostre vite non come qualcosa da fare se e quando ispirati ma come attività quotidiana.
Il quarto esercizio, quello dello Scrittogramma, serve a mettere in ordine i ricordi ed evitare di farsi prendere dallo sconforto dell’avere tanto da raccontare ma non sapere da che parte iniziare.
Fondamentale, in questo momento, è non lasciare spazio al critico, quello che sta lì pronto a ricordarci che scrivere non fa per noi e che sarebbe meglio usassimo il nostro tempo per fare tutte quelle cose che aspettano di essere fatte. Lo stesso critico che ci ha tenuti finora lontani dalla scrittura, e che sarà lì pronto a massacrarci a ogni nostro piccolo tentennamento.
Non diamo ascolto al critico. Se lo lasciassimo agire vedremmo che quanto abbiamo scritto negli esercizi fatti non ha valore letterario (non deve avere valore letterario, ma al critico non importa, lui vuole solo farci sentire inadeguati) e che il tempo trascorso a scrivere è tempo sottratto a figli, famiglia, letture, amici. Che ci siamo avviliti su pagine scritte male anziché andare a divertirci fuori casa.
Se diamo ascolto al critico lo scoraggiamento arriverà come un cane che ha fiutato l’osso. Non è questo che vogliamo, né che ci serve.
Siamo pronti a prendere la penna in mano?