Ciò che manca, adesso

Sono uscita, qualche giorno fa. Non ricordo nemmeno più per cosa, eppure era un motivo valido per uscire, altrimenti non lo avrei fatto. Ho attraversato la città, chiusa dentro la mia macchina, la mascherina doppio strato a coprire bocca e naso. Anche mentre ero sola, chiusa in macchina, che non puoi mai sapere se ti fermano o se devi scendere dalla macchina. Ho attraversato la città, e mi sentivo spersa. I viali così larghi, e vuoti. Un senso di capogiro, di troppo vuoto, di troppo intorno. Ieri alla radio chiedevano di raccontare di che colore sono stati questi giorni. Per me bianco. Sono stati giorni di ruvido bianco, il colore delle pareti di casa mia. In città bianco ce n’era poco, quasi niente. Grigie le strade, verdi gli alberi nei controviali, azzurro il cielo. Io lì in mezzo. Tornata a casa mi sono sentita protetta, come lì fuori non era stato. Mi sono sentita stanca, come avessi fatto chissà quale fatica. Avevo soltanto guidato, e poi comprato qualcosa, e poi avevo fatto le scale di casa. Ero stanca.

C’è un mondo, lì fuori. Mi aspetta. Ci aspetta. Io non mi sento pronta ad affrontarlo. Non ancora. Invidio chi ha risposte, chi sa già come sarà e perché sarà e cosa sarà. Io non ho risposte. Non riesco a immaginare nemmeno come sarò io, una volta lì fuori. Se davvero vorrò quel che volevo prima. No, questo lo so. Non so come sarò perché non so come saranno gli altri, ma so cosa voglio, e cosa no.  Non voglio più gran parte delle cose che volevo prima. Mi è chiaro, adesso, cosa voglio e cosa no. Sono poche, vere, essenziali, le cose che voglio. Ecco, questo l’ho capito.

È stato straniante guidare in mezzo a viali deserti così come è stato straniante attraversare il silenzio di questi mesi, il silenzio che sentivo fra le pareti di casa, il silenzio che non assorbiva più le domande, che erano troppe, ma benedette domande. E con le domande, poi, le risposte. Nette. Definite. Ho un’età che non mi permette di giocare ancora con le scelte, di tentare giusto per tentare, di sprecare energie e tempo. Che non permette di essere altro da quel che voglio e so di essere.

Ciò che manca, adesso, è riprendere confidenza con lo spazio lì fuori. Spazio che è già qui dentro. Lo spazio fra quel che eravamo e quel che siamo. Lo spazio fra noi e gli altri, fra i bisogni e i desideri, fra le illusioni abbandonate e i sogni per i quali lottare.

 

 

 



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