11 Dic Ci starò soltanto fino all’estate
Ci starò soltanto fino all’estate, è ovvio che è casa vostra, io sono soltanto un’ospite provvisoria, il tempo di riprendere fiato e trovare dove vivere e vado via.
Era stato questo l’accordo per tornare a vivere a Liuzzo.
Avevo trascorso lì mesi a studiare, durante l’università, quando il rumore sordo dei forni della cementeria accanto casa mi esasperava. Mi andavo a rifugiare lì, lontana dal rumore ma anche da voi. Ci stavo giorni interi e rimanevo anche a dormire, da sola, pur avendo paura dei suoni della campagna di notte.
A Liuzzo avevo poi vissuto nei primi mesi del matrimonio, quando la data fissata ci aveva trovati ancora senza una casa. In quel periodo tu non venisti mai. È casa tua, mi dicevi, non voglio invadere, e poi non sei da sola. Non così tuo marito. Arrivava ogni giorno a sorvegliare la sua proprietà. Lo vedevo passare oltre le finestre del soggiorno, entrava senza bussare o annunciarsi in qualche modo. Era casa sua, lui non doveva chiedere permesso.
Quando lasciai mio marito non avrei voluto dover tornare a vivere lì. Non l’avevo mai sentita casa mia. In nessuna delle vostre case mi ero mai sentita veramente a casa. Tuo marito puntualizzava costantemente il mio essere ospite indesiderata. Tu me lo gridavi nei momenti di rabbia, quando esplodevi e tutto il malessere represso ti tornava su. Allora mi urlavi addosso che era casa tua e dovevo ringraziare se ci stavo, se la mia presenza era tollerata. Erano figlie della rabbia e di chissà cos’altro, quelle parole. Mai una volta però le rimangiasti. Dalle tue posizioni non tornavi indietro, anche se le riconoscevi sbagliate.
Non mi era piaciuto dover tornare a vivere a Liuzzo, ma non avevo avuto alternative. Affrontavo la separazione e un altro cambio di vita, ancora una volta sola contro tutti, e la familiarità con quelle stanze e gli alberi intorno casa e il mare che si vede dalle finestre mi avrebbero almeno difesa dallo squallore di una camera d’affitto, avrebbero contenuto il mio spaesamento.