“Mentre il trauma ci lascia muti, il percorso per superarlo è lastricato di parole, assemblate con cura, una dopo l’altra, fino a quando l’intera storia può essere rivelata”.[1]

Il trauma lascia muti, scrive Van Der Kolk, e al trauma occorre tu dia parole, se da quel trauma vuoi riemergere e guarire. Niente come la scrittura sa farlo. Aprire un quaderno per iniziare a scrivere è un atto di straordinaria potenza. Sei tu, sei solo davanti quel foglio. Non c’è il disturbo di un’altra persona che può ascoltare, fosse pure uno psicoterapeuta. Non c’è il timore che il tuo segreto sia violato, non devi temere la vergogna per ciò di cui senti necessario liberarti. C’è il foglio, davanti a te, pronto ad accogliere tutto. Aspetta soltanto le tue parole. Sarà silenzio, dapprima. Sarà voglia di andare via, di non provarci neanche. Resta lì dove sei, resisti. Qualcosa infine accade. Le parole iniziano a fluire, diventano pagine piene. Man mano che le depositi su carta lasciano il tuo mondo interno e diventano qualcosa che è già fuori di te. Sono parole, quelle che scrivi, ma anche tutto ciò che vogliono significare.

È quello il momento, quando rivivi esperienze vissute e anzi dai loro nuova luce e nuova forza, quando rivivi le ferite e i colpi subiti, che inizi a guarire da quei colpi e quelle ferite.

È il potere taumaturgico della scrittura. Metti fisicamente fuori di te il dolore e la rabbia e la disillusione e tutto quanto ti teneva inchiodato ad una visione di te stesso e della tua vita che avevi pensato immutabile e irredimibile, e mentre lo fai la tua vita viene redenta.

Nel vangelo gnostico secondo Tommaso Gesù dice: “Se esprimete quel che avete dentro, ciò che esprimete vi salverà. Se non lo esprimete, ciò che vi tenete dentro vi distruggerà”.

È questa la scrittura che ripara e guarisce, la scrittura che ti permette di mettere fuori di te il trauma e il dolore, che ti permette di vedere tutto quanto avvenuto come qualcosa di finalmente estraneo.

Può essere una scrittura solitaria o da vivere in gruppo, sarà comunque una scrittura che resta nel segreto e in quel segreto si prende cura di te, che ti consente di riscrivere la tua storia e riscrivere chi sei.

[1]Van Der Kolk, Il corpo accusa il colpo,  pag. 265

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